Onestà vs Magnamagna

Una parte di me ha sempre guardato il M5S in una maniera un po’ storta, forse perché venendo da una formazione culturale di sinistra mi piace che dietro un partito, un movimento, ci sia una certa elaborazione politica, se non proprio un’ideologia. Di modo che, seppur le persone nel tempo possano cambiare, la linea d’azione è quella: il solco, il binario, la rotta sono tracciati. Perciò è pure semplice, a seconda dell’incisività o meno nel perseguire le battaglie percepite come sacrosante da quel sentire comune derivante dall’ideologia, fare una selezione dei leader. Nel M5S non trovo un’ideologia di fondo, trovo giusto un’impostazione “etica” e alcune idee progettuali da realizzare. Non tanto, per chi ha studiato filosofia politica e pensa che per governare le nazioni servano statisti. Ma poi ci si guarda intorno e si nota che in Italia di statisti c’è “leggermente penuria”. E non solo: oltre all’impreparazione generale, all’arrivismo, alla presunzione e al nulla che anima i politici degli schieramenti che da Mani Pulite in poi dominano la scena italiana c’è una certa propensione al furto che fa venire i brividi. In un panorama simile lo sguardo verso i “piccoli cittadini” del M5S si fa un attimo più indulgente. Forse arriveranno gli statisti, col tempo, o forse no. Ma quell’impostazione etica che anima il movimento è di certo la cosa migliore che si vede in giro. Per le istituzioni italiane è meglio un onesto custode che un finto professore ladro. Almeno a me sembra.
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